09.09.22 – Al MAO la mostra: Riposo! Cina 1981-1984 nelle foto di Andrea Cavazzuti

Stamattina abbiamo partecipato alla presentazione alla stampa della nuova mostra del MAO (Museo d’Arte Orientale di Torino).

Si tratta questa volta di una mostra fotografica, ispirata alle radici culturali del Museo, ma ormai orientata alle nuove direttive dei Musei italiani, non più solo luogo della conservazione, ma soprattutto della fruizione, della produzione culturale, della condivisione pubblica del sapere e del patrimonio materiale artistico.

Questo al centro dell’introduzione del suo Direttore Davide Quadrio, nell’occasione anche curatore della mostra insieme a Stefania Stafutti, direttrice italiana dell’Ist.Confucio dell’Università di Torino, che hanno poi presentato la mostra e l’Artista fotografo.

Non si tratta di una mostra qualsiasi sulla Cina tra il 1981 e il 1984, ma delle fotografie di un importante Autore italiano, Andrea Cavazzuti, classe 1959, che partecipò tra le altre cose a “Viaggio in Italia”, il progetto fotografico inventato e coordinato da Luigi Ghirri, che vide coinvolto anche un altro grande come Olivo Barbieri che sarà a Torino il 1° ottobre proprio insieme a Cavazzuti.

Andrea Cavazzuti vive e lavora da più di trent’anni in Cina, dove approdò nel 1981.

Le sue parole: “In Occidente l’immaginario visivo della Cina era, come un po’ ancora oggi, quello del già defunto Mao e della già conclusa Rivoluzione Culturale. Figlio dei miei tempi e allenato com’ero a cercare oltre gli stereotipi anche in patria, fotografavo una Cina non vista e, quel che è peggio, nemmeno immaginata, quindi invisibile. Le cose già viste soddisfano, consolano, hanno a che fare con la memoria mentre il non visto è secco, scostante, refrattario, a volte antipatico. La Cina mi si presentava come uno straordinario bazar di oggetti, scene e comportamenti non omologati tra i nostri cliché culturali. Per me era irresistibile: gli oggetti in vista, la totale mancanza di privacy, le attività umane messe in scena su un palcoscenico sempre aperto, il paradiso del fotografo”.

La mostra di oltre 70 stampe in bn scattate in Cina tra il 1981 e il 1984, mostra in modo convincente “il clima della Cina di quegli anni: un paese ancora povero, ma affacciato su un futuro denso di speranza e animato da un entusiasmo che fa di quel periodo uno dei momenti più interessanti e, a mio avviso, più belli della storia recente di questo complesso paese” (Stefania Stafutti).

Il titolo dell’esposizione, 稍息 Riposo!”, è un riferimento agli anni di passaggio tra un periodo drammatico e l’avvio della rincorsa alla modernità attuale. Le sue immagini hanno seguito e immortalato la Cina e i suoi giganteschi cambiamenti dagli anni Ottanta a oggi, costituendo una testimonianza preziosa oltre che un’opera affascinante e corposa.

Con uno sguardo nitido e poetico, e un’ingente dose di senso dell’umorismo, Andrea Cavazzuti cristallizza in queste immagini una Cina che non esiste forse più, ma che è indispensabile conoscere per comprendere la storia e la personalità del colosso mondiale di oggi. Il suo sguardo è quello di uno straniero senza arroganza: la nostalgia gratuita è messa al bando, così come la trita ricerca dell’esotico. L’occhio di Cavazzuti coglie bellezza, comicità, fascino e stranezze con la freschezza del primo incontro. Le opere esposte, influenzate dalla forza della fotografia italiana di quegli anni, dimostrano però di trovare anche una strada del tutto personale.

Molte immagini colgono i contrasti di quegli anni, forieri del tumulto successivo, e si concludono sapientemente con una foto che affianca due giovani, vestiti uno in abito maoista, l’altro in abito di fattezze occidentali.

Consiglio senza dubbio la visita di questa mostra (termina il 2 ottobre p.v., quindi affettatevi!) per ammirare notevolissime stampe di grande formato in un eccellente bianco nero, di un Fotografo con la maiuscola, eccellente e non supponente, bravo ma modesto, con cui si può dialogare tranquillamente, come ho fatto. Anche dell’illuminazione da migliorare e dei riflessi che costringono l’osservatore ad un surplus di pazienza.

Ma questo è un problema ricorrente che Musei e Gallerie non sembrano in grado di superare, per vari motivi anche comprensibili. Peccato però, perché opere sontuose come quelle di Cavazzuti chiederebbero miglior godibilità.

In sintesi tantissimi complimenti all’Autore e anche al MAO che ha comunque allestito una mostra davvero eccellente sotto tutti i punti di vista.

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